Si conciliano le crisi finanziarie conseguenti alle manovre delle banche centrali e il conseguimento degli extra profitti delle banche?
In due miei precedenti interventi dell’aprile scorso (CLICCA QUI e QUI) ponevo l’accento sulle possibili crisi finanziarie conseguenti alle manovre delle Banche Centrali (da ora indicate con B.C.) in periodi di alta inflazione e scrivevo quanto segue:
“Le manovre delle B.C. sui tassi di interesse pongono il problema che nella fase di contenimento dell’aumento dei prezzi, avente per causa l’aumento dell’inflazione, le B. C. non devono solo contrastare e ridurre il tasso di inflazione attraverso la manovra in aumento dei tassi di interesse, ma, in pari tempo, devono volgere lo sguardo a problemi con riflessi di natura finanziaria che tali manovre provocano”….omissis… (CLICCA QUI).
A tale situazione di riflesso finanziario conseguente alle manovre delle B.C. si aggiungono altri aspetti tra cui la formazione di titoli che sono dei veri e propri vuoti patrimoniali (N.P.L., titoli underwater, derivati, ecc…) negli asset dei bilanci delle banche, e l’aspetto molto attuale riguardante la formazione degli extra-profitti delle banche. Parlerò pertanto di queste due situazioni (crisi finanziarie ed extra-profitti) che scaturiscono dalle manovre delle B.C. in periodo di alta inflazione.
Quali sono stati i riflessi di natura finanziaria provocati dalle manovre delle Banche Centrali in periodi di inflazione?
Riporto quanto da me scritto nell’articolo del 25 aprile 2023 su citato:
“Con la manovra dei tassi di interesse e il loro continuo aumento al fine di abbassare il tasso di inflazione, le banche si trovano costrette a dover pagare, ai risparmiatori depositanti, un tasso di interesse maggiore” mentre ricevono interessi più alti sulle nuove operazioni di impiego fondi.
“Il pericolo in questi casi è che la Banca entra in difficoltà finanziaria dovendo pagare sulle operazioni di raccolta fondi interessi maggiori di quelli che può ricavare dalle operazioni attive di impiego fondi, operazioni già perfezionate e completamente operative sulla base dei vecchi tassi di interesse, all’epoca molto bassi ed in alcuni casi negativi. Inoltre in questi momenti di crisi finanziaria, la banca, dovendo procurarsi la liquidita necessaria, nelle operazioni di vendita (titoli di Stato, obbligazioni o bond, obbligazioni subordinate convertibili e titoli azionari) subisce una ulteriore perdita in c/capitale data dalla differenza di quotazione tra valore nominale e valore di mercato dei titoli (sicuramente inferiore).”
Non sempre però le banche, per quanto riguarda gli interessi sui depositi, si adeguano all’aumento dei tassi di interesse così come stabilito a seguito delle manovre delle B.C.
E la crisi finanziaria può essere generata da “un nonnulla, (basta) una richiesta da parte dei risparmiatori depositanti (famiglie, imprese, ecc…) di controllare i bilanci delle banche commerciali, per creare il panico con la conseguente corsa agli sportelli bancari per ritirare quanto depositato.”
“Se, in un momento di panico tra i depositanti, causato dalla paura che la propria banca si trovi in uno stato di illiquidità, si verifica la corsa agli sportelli bancari per prelevare quanto depositato, la banca entra in sofferenza di liquidità con il conseguente pericolo di default.”
“Ed è quello che è successo alla S.V.B. (Silicon Valley Bank), alla Signature Bank ecc… negli USA e al Credit Suisse in Europa (Svizzera) e in parte moderata per la Deustche Bank”.
“Con la corsa ai rimborsi in poco tempo (dall’8 al 10 marzo 2023) furono chiesti rimborsi alla Silicon Valley Bank per più di 42 miliardi di dollari USA e a mezzogiorno del 10 marzo 2023 la banca fu dichiarata fallita.”
Il problema (direi grave problema) è che le banche commerciali (di credito ordinario) possono raccogliere, con le leggi attuali, fondi a breve termine e investire gli stessi fondi a medio e/o lungo termine sotto forma di titoli di Stato, obbligazioni o bond, obbligazioni subordinate convertibili e titoli azionari, prestiti alle imprese sotto forme di mutui ecc… Ciò, salvo aumenti da parte dei soci del Capitale Sociale o interventi, sotto forma di aiuti, da parte della Stato, quasi sicuramente genera un problema serio di liquidità per le banche nel momento di richiesta di ritiro dei fondi depositati dai risparmiatori.
Tale possibilità di prendere denaro a breve e investirlo a medio e lungo termine è permessa dalla tipologia della BANCA UNIVERSALE di cui al TESTO UNICO (TUB) delle leggi in materia bancaria e creditizia (D.LgS 01/09/1993 n.385).
Dunque le conseguenze di natura finanziaria, a seguito delle manovre sui tassi di interesse, possono portare, per la mancanza di liquidità prima accennata, le banche al default, come di fatto è avvenuto, ed è quello che è successo alla S.V.B. (Silicon Valley Bank), alla Signature Bank ecc… negli USA e stava per succedere al Credit Suisse in Europa (Svizzera) e in parte moderata alla Deustche Bank
A questo pericolo di default delle banche si contrappone una situazione opposta che porta invece beneficio alle banche permettendo alle stesse di conseguire degli extra.-profitti.
Ai riflessi di natura finanziaria (su descritti) quindi si aggiunge, come contraltare, anche la tipologia degli extra-profitti delle banche realizzati a seguito delle manovre delle B. C. sui tassi di interesse. Si intende per extra-profitto bancario un guadagno netto delle banche ottenuto in periodo di inflazione con le manovre dei tassi di interesse effettuate dalle B. C.. In pratica le banche con l’aumento dei tassi di interesse, a seguito della manovra delle B.C., applicano tale aumento sulle (nuove) operazioni di impiego fondi (tuttavia le banche subiscono l’aspetto negativo di aver applicato bassi tassi di interesse per le operazioni già effettuate, ed in atto, in periodo ante –inflazione) e non applicano tale aumento sulle operazioni di provvista fondi (cioè non applicano tale aumento sugli interessi che vengono pagati ai risparmiatori-depositanti). Ciò dovrebbe avvenire per brevi periodi, perché poi successivamente le banche dovranno adeguare, per legge di mercato, il loro tassi passivi alle mutate condizioni del costo del denaro cosi come deciso dalle B. C..
In conclusione è nei momenti di più manovre da parte delle B.C., con conseguenti e ripetuti rialzi dei tassi di interesse per fronteggiare periodi lunghi di alta inflazione, che si avranno più occasioni di generare gli extra-profitti delle banche
Semplificando, le manovre delle Banche Centrali (Vedi FED e BCE, ecc…) in periodi di alta inflazione possono generare due aspetti parimenti critici:
- il primo aspetto, di natura finanziaria e dannoso per le banche, tale da poterle portare in default (fallimento della SVB, della SIgnature Bank, della National Bank, ecc…);
- il secondo aspetto favorevole alle banche di natura economico – finanziaria che può generare per le banche degli extra-profitti come dianzi accennato.
Per il primo aspetto le B.C. hanno trovato una specie di clausola di salvataggio che è un sistema per evitare i default a catena delle banche, per il secondo aspetto non esiste tale clausola che possa evitare la formazione degli extra-profitti che rappresentano comunque un mancato adeguamento all’aumento dei tassi di interesse (come da manovra delle B.C.) sui depositi bancari.
Si avrà pertanto la seguente situazione:
- per le nuove operazioni di impiego fondi ci saranno maggiori profitti per le banche a favore delle banche;
- per le operazioni di impiego fondi effettuate in periodi ante-inflazione la banca, per i motivi prima esposti (vedi anche articolo già citato a firma di Antonio Mascolo), può trovarsi in momenti di illiquidità e rischiare anche il default;
- per le operazioni di raccolta fondi (depositi bancari) ci sarà un danno per i risparmiatori depositanti per il mancato adeguamento dei tassi passivi (sulla raccolta fondi) a quelli derivanti dalla manovra delle Banche centrali e per l’Europa la BCE.
Riporto brevemente dal mio articolo già citato del 25 aprile 2023 quanto segue circa le misure della FED e del Treasure Department per evitare la crisi finanziaria con le conseguenze prima accennate e riguardanti il possibile default a catena delle banche:
“Sia la S V B e sia La Signature Bank sono fallite per lo stesso motivo che è il seguente: il denaro depositato nelle operazioni di raccolta fondi con scadenza a vista, vincolato a breve termine (tre e/o sei mesi) era stato investito a medio e lungo termine nelle modalità di acquisto di titoli e cioè di prestiti obbligazionari, bonds subordinati, azioni, ecc…
Tale situazione non solo è stata capita ma era conosciuta dalla Federal Reserve e dal Dipartimento del Tesoro (anche perché erano operazioni legittime sulla base della normativa USA e oggi anche dalla normativa europea e italiana. Per l’Italia vedi il TESTO UNICO (TUB) DELLE LEGGI IN MATERIA BANCARIA E CREDITIZIA DI CUI AL D.LGS 01/09/1993 n.385).
Per tale motivo riguardante la profonda anomalia, sicuramente generalizzata, nell’ investimento a medio e lungo termine della raccolta fondi a breve termine, la FED (Federal Reserve) è intervenuta cercando di evitare ulteriori crolli.
La Federal Reserve e il Treasury Department hanno così dovuto utilizzare due misure (to guard against more collapse) che evitassero ulteriori default con la corsa agli sportelli dei risparmiatori e/o delle imprese depositanti.
Le due misure sono le seguenti:
- Con la prima misura veniva data la certezza che i risparmiatori depositanti delle banche S V B e Signature Bank non avrebbero subito alcuna perdita e quindi salvato tutto quanto depositato (…”all depositors in SVB and Signature would be made whole, and straightaway”);
- Con la seconda misura veniva creato il B.T.F.P. (Bank Terme Funding Programme) che era uno strumento di prestito di emergenza. Tale strumento permetteva alle banche di poter ottenere prestiti, garantiti dallo Stato, uguali al valore nominale dei bonds e non al valore di mercato (…. ”value of the asset, rather than its market value”). Così se i bonds avevano un valore di mercato inferiore a quello nominale, le Banche riscuotendo tale ultimo valore venivano, al momento della vendita, ad essere protette e a non sopportare perdite che avrebbero potuto portarle al fallimento. (The Economist del 18 marzo 2023 – Finance & economics – After SVB’s collapse – the pro-up job – pag 63)”
Ci troviamo di fronte ad una diversità di comportamento delle Banche Centrali, per cui vengono applicate norme e interventi per il salvataggio delle banche nelle crisi finanziarie e non viene regolamentato, con misure rese obbligatorie e da seguire da tutte le banche dell’Eurozona, il comportamento delle banche al fine di evitare la formazione degli extra-profitti generati dal mancato adeguamento degli interessi a favore dei risparmiatori depositanti.
Da quanto detto si evince facilmente che questo tipo di extra-profitti (da non confondere con gli extra – profitti derivanti da una gestione economico-tecnico-finanziaria ottimale e quindi virtuosa) non è giustificato per non dire illegale, ma sicuramente non eticamente lecito e mi meraviglio come il Governo della Repubblica Italiana possa pensare di tassare gli extraprofitti e in tal modo ammettere e giustificare il comportamento non corretto delle banche. Sarebbe invece opportuno, e ciò rappresenta una mia proposta che in Europa la BCE controllasse la liceità dei comportamenti della banche dei vari Paesi dell’Eurozona, attraverso il controllo da parte delle Banche Centrali nazionali. E sarebbe importante che le banche centrali nazionali e, per quanto riguarda il nostro Paese, la Banca d’Italia, di concerto con le rappresentanze di tutto il sistema bancario italiano, addivenisse ad un nuovo “accordo interbancario” nel quale si prevedesse l’obbligatorio adeguamento dei tassi di interessi (sia attivi che passivi) a quelli risultanti dopo le manovre delle B.C. al fine di tutelare i diritti del risparmiatore depositante rappresentato dalle persone fisiche e dalle imprese e così evitare la formazione degli extra-profitti non giustificati.
Due ultime considerazioni:
Tuttavia, la tassazione avrebbe un’unica spiegazione se i proventi versati dalle banche ritornassero ai risparmiatori-depositanti che sono i veri danneggiati dal mancato adeguamento del tasso di interesse sui depositi ai tassi di interesse così come aumentati dalle manovre delle B.C.
Inoltre la tassazione degli extra-profitti, aumentando i costi delle banche, si trasferirebbe sui finanziamenti alle imprese, cosa che farebbe alzare il costo del denaro a livelli superiori a quelli degli altri Paesi europei.
Concludo con questa affermazione:
SE E’ STATO PREVISTO ATTRAVERSO L’INTERVENTO DELLE BANCHE CENTRALI (VEDI ULTIMO INTERVENTO DELLA FED) IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE, ALLORA PERCHE NON PREVEDERE IL SALVATAGGIO DEL RISPARMIATORE – DEPOSITANTE ADEGUANDO IL TASSO DI INTERESSE A SUO FAVORE A QUELLO AUMENTATO E APPLICATO DALLE BANCHE CENTRALI?
Antonio Mascolo