La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue perché non ha posto fine, come richiesto (cartellino giallo), all’abuso di contratti a termine per gli insegnanti (primo cartellino rosso) e per il personale ATA (secondo rosso), e alla discriminazione a danno dei docenti con contratto a tempo determinato per il riconoscimento anche a loro degli scatti di anzianità (terzo rosso).

Tre cartellini rossi, dunque, per la scuola italiana, da troppo tempo sorda ai richiami dell’Europa.

Il ministro dell’istruzione Valditara ha dichiarato: “Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perché si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinché i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti”.

Come noto il fenomeno viene da lontano. Ecco i dati relativi al numero di docenti con contratto a tempo determinato dal 2015 al 2022:

Un incremento del 134%. Non sono noti al momento i dati dell’ultimo anno scolastico e di quello in corso, i primi attribuibili come politica degli organici alla gestione dell’attuale ministro.

Ha poi aggiunto Valditara: “Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma Pnrr che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni.

Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”.

Cosa intende Valditara quando parla di richiesta alla Commissione per superare la rigidità della riforma del PNRR per il reclutamento che ha determinato un crescente numero di precari? Come abbiamo visto il PNRR non è causa della patologia del precariato, che viene da più lontano. La flessibilità di cui parla il ministro lascia forse intendere che pensa di affiancare al reclutamento per concorso quello del secondo canale? Si tratterebbe di una soluzione che non richiede la preventiva autorizzazione della Commissione.

Ad ogni modo una cosa è certa: per far fronte all’inevitabile condanna della Corte di Giustizia dell’UE, l’Italia dovrà radicalmente rivedere la propria politica sugli organici, stabilizzando una quantità considerevole di posti in organico di diritto, soprattutto sul sostegno.

Pubblicato su www.tuttoscuola.com

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