Anche la linea di politica estera vacilla? Fibrilla la maggioranza e si sfarina quel po’ di ectoplasma di “campo largo” che dovrebbe cementare un’ alternativa al governo in carica?
Passi che Salvini e Conte assumano, di fatto, posizioni pressoché identiche in ordine ai più recenti sviluppi del conflitto russo-ucraino. Lega e Movimento 5 Stelle sono due facce della stessa medaglia demagogica e populista, incapaci di coltivare una linea politica che vada appena al di là dell’attitudine a blandire e lisciare per il verso del pelo i rispettivi elettorati, a loro volta del tutto privi di una visione che non sia funzionale se non a quello che ritengono rappresenti il loro interesse immediato.
Per quanto riguarda Salvini – a parte gli “arcana” degli effettivi rapporti con Mosca – una cosa vale l’altra, purché sia funzionale alla costante guerriglia contro Giorgia Meloni e, quindi, ben venga un’occasione in più per correre un passo avanti ed accrescere la tensione, peraltro sfruttando un argomento da sempre divisivo nella maggioranza di governo.
Sull’altro fronte dello schieramento bipolare è francamente sconcertante come non si comprenda di che pasta sia fatto il Movimento creato da Grillo, concesso in “comodato d’uso” al povero Conte che sembra stia diventando, anche per i suoi, il problema piuttosto che la soluzione.
Se in ambedue gli schieramenti del quadro politico italiano sono presenti posizioni – il che, ovviamente, preoccupa soprattutto sul versante del governo – che si discostano dalla linea di sostegno all’Ucraina, espressamente riaffermata – anche nell’ attuale fase dei combattimenti portati legittimamente da Kiev in territorio russo – in sede europea e, singolarmente, dai maggiori Paesi dell’Unione, c’è da chiedersi quale sia la credibilità dell’Italia in Europa, anche in vista della prossima nomina dei membri della Commissione.
Diamo l’impressione d’essere un Paese sbullonato, che, al momento del dunque, dubita, vacilla e si ritrae, incerto e timoroso nei confronti delle sue stesse posizioni, un istante prima risolutamente proclamata. Favoriamo, presso le cancellerie e, più in generale, nelle opinioni pubbliche degli altri paesi, il sospetto che la frontiera su cui sappiamo essere davvero eccellenti sia, anzitutto, quella della furbizia, se non, addirittura, del salto della quaglia. O si tratta di una supposta, raffinata arte diplomatica in attesa delle presidenziali americane?
A preoccupare sono soprattutto le dichiarazione del Ministro della Difesa.
Crosetto che prende sostanzialmente le distanze da Kiev, mentre la Meloni sospira e tace, e Tajani pigola.
Sembra manchino, almeno per ora – che siano finalmente anch’essi al mare? – i caldi appelli e le accorate petizioni, le indignate invettive e le vibrate proteste contro quel guerrafondaio di Zelenskj e contro il popolo ucraino dei pacifisti di ogni latitudine.
Domenico Galbiati