Negli scorsi decenni, nelle economie sviluppate, si sono verificate profonde trasformazioni economiche, demografiche e sociali che richiedono un ripensamento delle politiche verso la famiglia, in particolare verso quelle famiglie in cui vi è una crescente necessità di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La conciliazione tra famiglia e lavoro comporta un aumento della domanda di prestazioni di natura assistenziale e sociale.
In passato, è stato fondamentale il ruolo della solidarietà familiare e parentale per l’organizzazione del benessere familiare. Nelle moderne economie, però, lo Stato sociale non può fare affidamento solo sul fondamentale ruolo svolto dal tradizionale sistema di cura familiare, lasciando quasi esclusivamente alle famiglie (alle donne in particolare) l’onere della cura di anziani e bambini. L’invecchiamento demografico, con gli anziani “che diventano sempre più anziani”, comporta che si possa fare sempre meno affidamento sul loro contributo. In realtà, per questa ed anche altre cause, si sta sempre più indebolendo il ruolo svolto dalle relazioni intergenerazionali di parentela nelle tradizionali relazioni di solidarietà familiare.
Le politiche familiari hanno importanti implicazioni economiche, dovendo offrire pari opportunità di crescita e di sviluppo alle nuove generazioni. Lo sforzo per crescere i futuri adulti non grava allo stesso modo su tutte le famiglie. I costi privati per la crescita dei bambini possono tradursi in un forte onere economico per molte famiglie. Vi è, pertanto, la necessità di un sostegno pubblico al lavoro di cura dei bambini, che è la risultante di una combinazione del ruolo dello Stato, del mercato e della famiglia.
In una situazione demografica e sociale in rapida trasformazione, con flessione della natalità e modifiche alla struttura dei nuclei familiari, è necessario rafforzare il sostegno ai carichi familiari, che deve riguardare, non solo il sostegno diretto (assegni familiari e agevolazioni fiscali), ma anche quello indiretto (prestazioni gratuite o a prezzo ridotto di servizi pubblici).
Gli assegni familiari consistono in prestazioni a sostegno del reddito principalmente di famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati, erogate sulla base di una specifica situazione reddituale della famiglia e del numero dei componenti del nucleo familiare. Si tratta di un tipo di prestazioni nel complesso poco efficace, ma che intercettano le famiglie a basso reddito ed a bassa o nulla tassazione.
Rilevante è anche il problema della integrazione del sistema di sicurezza sociale di sostegno dei carichi familiari con il sistema tributario. Esiste un problema di scelta del soggetto passivo per la tassazione dei redditi. Si potrebbe prendere in considerazione il sistema del cosiddetto “quoziente familiare”, introdotto in Francia negli anni ’50, per incentivare le nascite. Questo sistema è basato sulla constatazione che il nucleo familiare con figli a carico va incontro a maggiori oneri rispetto ad un nucleo senza figli, per cui, come compensazione, gli spetta un vantaggio fiscale. Il metodo di calcolo di questo vantaggio consiste nel sommare i redditi dei due coniugi, dividendolo (con alcuni correttivi) per il numero dei componenti del nucleo familiare. In tal modo, a parità di reddito, più grande è la famiglia, minore sarà la base imponibile, e, quindi, la pressione fiscale.
Va considerato, inoltre, che la famiglia sopporta i maggiori oneri specie nei primi anni di vita dei figli, quando più elevato è l’ammontare di tempo e di risorse da dedicare alla loro cura, e minore è l’offerta di servizi pubblici integrativi delle cure familiari. L’ attuale insufficienza di strutture finanziate da risorse pubbliche può essere solo in parte (molto limitata) compensata dalla presenza di servizi privati, che, per l’elevato costo, si dimostrano poco accessibili per molte famiglie.
Pertanto, appare indispensabile forme di incentivazione e il finanziamento statale obbligatorio di asili nidi (per bambini fino a tre anni) e di scuole materne (per bambini da 3 a 6), a livello di tutti i comuni, sia con funzioni di custodia (specie nel caso di madri che lavorano), sia con funzioni educative (specie nei casi di carenze culturali familiari). L’intervento pubblico dovrebbe essere unificato e generalizzato, attribuendo allo Stato l’obbligo del finanziamento, ma lasciando la gestione a livello locale, con spazio per iniziative anche di natura non-pubblica, ma operanti dietro riconoscimento e sotto la vigilanza dello Stato.
Asili nido e scuole materne dovrebbero essere istituiti in modo generalizzato e gratuito, lasciando alle famiglie la libera scelta della frequenza per i loro bambini. Riguardo al costo, si dovrebbe tener conto che le generazioni future beneficiano dei redditi futuri dei bambini. La tassazione delle future generazioni socializza e giustifica molti dei benefici conferiti ai bambini delle generazioni attuali. Tutti i futuri cittadini di uno Stato si gioveranno dei benefici dei futuri adulti attraverso le imposte da questi pagate.
Alfonso Barbarisi