Ci sono volute le Olimpiadi e la riproposizione estiva delle “vannacciate” polemiche sulle nostre e nostri connazionali che non hanno i “tratti somatici italiani” (ammesso che poi esistano e la cui ricerca non ci faccia tornare ai tempi in cui si pensava alla perfetta razza ariana), per parlare di un problema serio che rischiama, insieme, questioni istituzionali ed umane allo stesso tempo.

Dal nulla, improvvisamente, il Paese che “conta” si è avvitato in un dibattito su “Jus solis” e “Jus scholae” con un tocco di surreale. Soprattutto, perché sappiamo cosa ne pensi la maggioranza e conosciamo bene la base spartitoria su cui è nata, e il potere d’interdizione che al suo interno possono giocare i tre spezzoni che la compongono.

È certamente da apprezzare la presa di posizione di Antonio Tajani che, dando un cerchio al colpo ed una alla botte, ha fatto un timido cenno alla possibilità che se ne possa parlare. E lo ha fatto un po’ perché incalzato dalle discussioni montanti e un po’ perché è chiaro oramai che il gioco è quello di stare tutti saldamente in maggioranza, pur prendendosi la libertà di condurre qualche giro di walzer in autonomia. Ma sempre restando nel campo delle ipotesi astratte e con un occhio rivolto a cose concrete, più o meno nobili. E tra le prime c’è sicuramente quella della partita europea ancora tutta da scrivere.

Non sfugge la “campagna acquisti” in atto, in dispregio delle tante maledizioni inviate in direzione dei cosiddetti “cambi di casacca”. I quali, evidentemente, non vanno bene solo quando riguarda perdere un po’ dei panni di casa propria…

Poi, si fa scrivere che si pensa ai cattolici. E guarda caso fa un gran comodo alla vigilia del Meeting di Rimini dove, tutto sommato, prendere quattro applausi fa sempre piacere.

Matteo Renzi, che non si riferiva solo al tema “Jus scholae”, due sere fa in tv ha parlato di “fuffa” estiva e si è detto convinto che Tajani non ne farà di nulla. Noi non arriviamo a tanto perché la Speranza è l’ultima dea a morire e non seguiamo il Foscolo nel sostenere che anche la Speme fugga oggi i sepolcri. Abbiamo comunque ben presente il Berlusconi che, in trent’anni, non ha mai voluto costruire un partito realmente popolare, solidale ed inclusivo. Per Tajani è ancora più difficile riuscirci intenzionato com’è a restare prigioniero della maggioranza di destra in cui rimane abbarbicato.

Ma non disperiamo del tutto. È chissà che dalle vicende europee non possa arrivare un chiarimento che per noi è indispensabile.

Ha ragione Domenico Galbiati (CLICCA QUI ). La politica spesso chiama a passi significativi trovandosi di fronte a delle linee ferme che, inevitabilmente, richiedono una scelta dalla parte in cui si vuole stare. Accomodarsi a cavallo di quella non è possibile, con un piede saldo di qua e l’altro…

Giancarlo Infante

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