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Un sistema decotto e la legge elettorale – di Giancarlo Infante

L’amico Rodolfo Carelli ha scritto agli amici di INSIEME e Tempi nuovi, a seguito della espressione della loro comune volontà di voler operare per la ricomposizione dell’area popolare (CLICCA QUI), considerandola come un qualcosa che rischia di ridursi alla tradizionale rincorsa vero la creazione di un generico centro. Pratica in cui si sono dilungati  tanti numerosi tentativi nel corso del più che trentennale periodo del bipolarismo. In gran parte ridottosi ad accontentarsi di essere, in realtà, un presunto centro nello schieramento della destra o in quello della sinistra. Senza incidere né a destra né a sinistra.

Si è trattato dell’inevitabilità delle condizioni dettate da sistemi elettorali in gran parte lontane da quello spirito costituzionale basato sulla partecipazione e sull’inclusione. Sono state perse occasioni in cui era possibile tornare ad un sistema elettorale proporzionale perché gli opposti schieramenti hanno finito per giocare sul sicuro del loro alternarsi al potere, piuttosto che riformare l’intero sistema politico. E questo nonostante molti elementi spingessero in una tale direzione. A partire dai cambi di casacca. Fenomeno che ha preso piede proprio nella stagione del bipolarismo. Poi, la pratica dei cosiddetti “governi tecnici”, cosa del tutto diversa da quei “governi balneari” creati nei momenti di passaggio della cosiddetta Prima repubblica, utili ad un breve periodo di decantazione per una ripresa, poi, dell’intesa all’interno delle coalizioni di governo. Infine, i segnali più significati sulla crisi del sistema: il fiorire di decine di partitini, il crescente astensionismo e il nascere di liste civiche ed autonome in ambito locale, a conferma della crescente sfiducia nei partiti tradizionali.

Si pone, dunque, per quanti sono intenzionati a cambiare le cose, ed anche a salvaguardare il futuro del Paese, di uscire dalla logica degli schieramenti. Ed è quello che il mondo popolare sta cominciare a fare.

Per interpretare pienamente il segnale che INSIEME  e Tempi nuovi hanno mandato, la lettura del comunicato che annuncia il loro impegno comune, e che non snatura le loro specificità e caratteristiche peculiari, dev’essere accompagnata dalla valutazione del documento sottoscritto (CLICCA QUI). Ne viene la conferma come l’obiettivo sia quello di andare ben oltre l’idea di limitarsi alla creazione di un centro all’interno di un sistema politico decotto e decomposto.

L’amico Carelli propone una soluzione con la possibilità di guardare al modello francese. Altri si riferiscono al cancellierato tedesco. Sicuramente due modelli meno pasticciati di quel premierato che la Meloni si è inventata per venire meno, ma solo fino ad un certo punto, a quella che è stata sempre la sua idea, e di quelli dei  Fratelli d’Italia, la stessa che aveva Almirante, cioè della Repubblica presidenziale.

Noi siamo sempre stati per il proporzionale. E non solo per una coerenza e continuità di pensiero con la tradizione popolare. Bensì perché per risolvere i problemi dell’Italia pensiamo sia necessario coinvolgere nuovamente tutte le forze vive, le tradizioni culturali e tutti i gruppi sociali. E questo non lo si ottiene certamente lasciandoli fuori dal Parlamento dei “nominati”.

Una nuove legge elettorale deve avere due obiettivi sostanziali: richiamare alla partecipazione più ampia e ricucire la frattura tra gli eletti e gli elettori. Lo si ottiene se sono create le condizioni affinché il confronto tra vecchie e nuove forze politiche avvenga non su di una base ideologica ed astratta, quella in cui si è nuovamente precipitati ultimamente,  bensì lavorando davvero ad un progetto programmatico che si vuole prospettare agli italiani.

Ed è quello che INSIEME  e Tempi nuovi, ma a loro molti altri si aggiungeranno, hanno fatto per andare oltre la bandierina con sopra scritto “centro”.

Giancarlo Infante

 

 

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