Un video che mostra lo stupro di un prigioniero palestinese da parte di un gruppo di carcerieri israeliani sta dividendo profondamente la società civile e la politica dello Stato ebraico.

I fatti sono avvenuti nel centro di detenzione di Sde Teiman che si trova nel deserto del Negev, nella parte meridionale di Israele.

La vicenda ha portato all’arresto di dieci soldati con la Stella di David, cosa che ha provocato una violenta reazione della destra di Governo. Un gruppo di estremisti, tra cui alcuni ministri del Governo Netanyahu, hanno addirittura assaltato il centro di detenzione in cui erano finiti rinchiusi tutti e dieci militari israeliani prima che alcuni di loro fossero rimessi in libertà.

Spiccano le dichiarazioni del Ministro per la sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, uno dei leader della destra più estrema, secondo il quale ogni azione, persino lo stupro di gruppo, è ammissibile se intrapresa per la sicurezza dello Stato.

Di contro, alcune organizzazioni impegnate per il rispetto dei diritti umani sono intervenute per condannare il trattamento riservato ai prigionieri palestinesi.

Questi fatti sì colloca o in un momento davvero delicato. Mentre si continua a trattare per una tregua e per la liberazione degli ostaggi ancora vivi, catturati da Hamas nel corso dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023. Ma anche in attesa della Corte Internazionale chiamata a decidere sulla richiesta di arresto di Benjamin Netanyahu e di alcuni capi militari israeliani accusati di crimini di guerra.

La società israeliana è più che mai divisa sulla conduzione della guerra, sui passi fatti, o non fatti, per giungere alla liberazione degli ostaggi e, più in generale, sui comportamenti da tenere nei confronti dei palestinesi. Così, in quella che ancora resta l’unica democrazia del Medio Oriente, chi contesta la politica del Governo Netanyahu non sta in silenzio. E per quanto riguarda le violenze sui palistinesi non mancano le denunce di gruppi israeliani che lamentano la pratica di abusi ed altre vessazioni praticate dai militari.

Uno di questi gruppi, B Tselem, ha recentemente diffuso un rapporto intitolato “Welcome to Hell”, Benvenuti all’Inferno, con cui vengono denunciati arresti arbitrari, aggressioni, insulti e abusi sessuall a danno di tanti palestinesi, sia di Gaza, sia della Cisgiordania, oltre che di quelli che vivono in Israele.

 

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