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Una vincitrice, un grande recupero, due sconfitti – di Giancarlo Infante

Tutto andato come previsto. E come noi, nel nostro piccolo, avevamo anticipato. E tanto tempo fa. Solamente con l’arrivo dell’assegnazione definitiva dei seggi vedremo l’entità del successo della destra che, già stamattina, segna un evento storico, come sta rilevando anche la stampa di tutto il mondo.

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni. Giuseppe Conte ha indovinato il vento giusto e consentito ai 5 Stelle di sopravvivere, e neppure tanto male. Poi ci sono due sconfitti, e pure in pessimo modo: Enrico Letta, con il suo Pd, che si trova in grande a rivivere il disastro di tante regioni. E’ ai livelli del consenso ricevuto in Umbria poco tempo fa dove volle chiudersi in uno splendido isolamento autoreferenziale e perse una roccaforte storica. Il vertice del Pd non ne ha fatto tesoro e oggi è finito a livello nazionale sotto il 20%.

Matteo Salvini ha lavorato per la “Regina di Prussia” e, con il abbandonare l’idea della Padania per creare un partito nazionale di destra, ha finito per consegnare il centrodestra e l’Italia alla Meloni. Ma è certo che gli equilibri veri tra lui e gli altri due soci dell’alleanza elettorale vincente, premiata grazie agli errori di Letta e del Pd, saranno davvero da delineare con l’insediamento dei nuovi deputati e senatori.

Anche Silvio Berlusconi deve attendere la proclamazione degli eletti per vedere se quello che non è riuscito a fare con le percentuali riuscirà a raggiungere con il suo pacchetto di parlamentari al fine di sfruttare la propria utilità marginale in modo da costringere la Meloni e Salvini a seguire almeno alcune delle sue direttive. Impresa ardua che farà riflettere anche a livello di Partito Popolare europeo e tutto quel mondo moderato europeo da tempo preoccupato per la piega che stavano prendendo le cose.

Il Terzo Polo non raggiunge le due cifre, ma indica una possibilità e una prospettiva. La stessa cui noi guardiamo da tempo e che potrà davvero diventare cosa concreta, stando anche l’inevitabile crisi in cui finirà il Pd, se si riuscirà ad andare oltre l’esperienza creata all’improvviso in tempi resi complicati dalla subitanietà della crisi esplosa in piena estate.

Già tanto tempo fa sostenemmo che la vera alternativa alla destra non poteva essere creata attorno ad un Pd incapace a perdere la propria vocazione maggioritaria, a ritrovare il senso della rappresentanza delle istanze sociali e trasformatosi in un partito radicale di massa, il cui destino è solo quello di essere un comprimario. Ma un autentico Terzo polo non può che assurgere alla guida del Paese solamente se diventa fatto popolare e non espressione di una élite politica che deve ai temi dell’efficientismo aggiungere anche una forte dose di solidarismo in grado di rispondere alla crisi del ceto medio, delle grandi città, ma non solo nelle zone della Ztl, delle periferie, delle partite Iva e del Mezzogiorno.

Alla sfida rappresentata da Giorgia Meloni si può rispondere perché ella giunge al governo in una situazione oggettivamente per lei contraddittoria, come il rapporto con l’Europa e l’applicazione del Pnrr dimostreranno. Si deve però rispondere puntando sull’inclusione delle forze sociali, culturali e politiche che alla crisi del sistema bipolare vogliono reagire riscoprendo una centralità politica che parta dalle cose e non dalla logica di schieramento. Quella logica che ha solamente favorito la vittoria di una destra sotto molti aspetti senza alcun senso storico e giustificazione pratica. Ma a una parte degli italiani questo non è stato spiegato bene. Avranno, e noi con loro, tempo per rifletterci sopra.

Giancarlo Infante

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