Non è del tutto punto e a capo, ma quasi. La Corte costituzionale non ha valutato del tutto incostituzionale l’Autonomia differenziata, ma ha rilevato la fondatezza di molti punti sollevati al riguardo dalle regioni che l’hanno contestata. In particolare, il nocumento che sarebbe venuto al principio di sussidiarietà “che – dice la Corte- regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni secondo i principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio” e , pertanto, la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo deve avvenire “in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione”.

Inoltre, altri importanti principi sono ricordati dalla Corte a proposito di una legge che intenderebbe trasferire alle regioni un’esclusiva competenza in un largo spettro di materie che, invece, secondo i giudici della Consulta invece debba “riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà”. E poi, ancora, in materia di Lep ( i Livelli essenziali delle prestazioni) “non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”.

Una brutta sconfitta per il Governo e gli “scambi” che le tre componenti della maggioranza pensavano di poter gestire senza rispettare la Costituzione. Così, i giuristi e gli uffici legali esamineranno nel dettaglio le conseguenze sulla Legge voluta dalla Lega quale prezzo per partecipare alla maggioranza e al Governo dei Giorgia Meloni.

Si è trattato uno dei primi atti dell’Esecutivo testardamente andato avanti per la sua strada nonostante, anche da parti della maggioranza e da tutto il Sud, venisse un invito ad approfondire meglio un provvedimento che sicuramente aggraverebbe le disuguaglianze che già troppo segnano questo Paese.

In maniera divisiva, Calderoli e soci hanno voluto segnare un successo oggi fortemente messo in discussione sotto il profilo della costituzionalità  e, così, anche se per come sta andando avanti la maggioranza c’è poco da sperarci, adesso saranno costretti a riflettere sulle spallate “ideologiche” che sembra caratterizzare più di ogni altra cosa la compagine di Giorgia Meloni.

Il quasi punto e a capo dettato dalla Corte costituzionale conferma ancora una volta che queste “spallate” non pagano e che fino a quando avremo la nostra Costituzione non passeranno. Con buona pace di molti, incluso Elon Musk.

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