Comunque vadano a finire le drammatiche vicende che hanno  monopolizzato l’attenzione del mondo nelle ultime 48 ore, quella che appare chiara è la drammatica diminuzione del profilo politico di  Vladimir Putin.

I­l solo fatto che il pretoriano insorto abbia detto – in definitiva impunemente  – che non c’era il rischio di un accerchiamento da parte degli alleati di Kiev, che la Nato non stesse minacciando da vicino la Federazione Russa nei suoi interessi più vitali, e che Zelensky non perseguitava i russofoni del Donbass, costituisce una tale aperta smentita, una tale sfida a quanto asserito dal Presidente regolarmente eletto per giustificare la “operazione speciale” russa in Ucraina, da fragilizzare all’estremo l’uomo del Cremlino, e da rendere privo di credibilità qualsiasi accordo da lui siglato, e qualsiasi eventuale rappacificazione con Zelensky.

Sicché ogni trattativa – che già sembra vi sia stata , o che dovesse avere luogo nel prossimo futuro – ogni negazione delle ragioni avanzate per giustificare la guerra, può solo rendere chiaro ed ufficiale che oggi Putin è solo un morto che cammina. Specie se, in un ridicolo tentativo di nascondere le proprie responsabilità, egli allontanasse Shoigu e Gerassimov dalle posizioni che questi attualmente detengono. Ed anche se è così facendo salvasse la propria dorata poltrona egli d’ora in poi non sarà altro che un pupazzo in mano di chi deterrà il potere militare.

Allo stato attuale, Putin è il ginocchio,  anche se in definitiva – come ha giustamente  detto il direttore di Repubblica,  Maurizio Molinari – anche Prigogin ha dimostrato tutta la sua debolezza. Cosicché – egli ha aggiunto –  o Putin distrugge Prigogin nei prossimi giorni oppure è finito.

Ovviamente, se il personale destino dell’uomo Putin interessa poco,  altra cosa è per il destino della Russia. Se oggi si aprisse infatti,  per la Russia, come non sembra impossibile che accada, una stagione di rivalità tra “signori della guerra”, caratterizzata da un’alternanza permanente di negoziato e di scontri tra gruppi e fazioni politico militari, la seconda potenza nucleare del mondo diventerebbe quello che il generale de Gaulle ebbe una volta a definire rien sinon un ramas anarchique et dérisoire de féodalités militaires

Ed anche se quella che appare come il principale rivale degli Stati Uniti per l’egemonia mondiale, la Cina, ha sapientemente tenuto le distanze da Mosca in questo anno e mezzo di guerra,  una Russia in preda al caos, rappresenterebbe per Pechino una buona ragione per un cambiamento di passo, per un irrigidimento ed una chiusura, che ne farebbero un pericolo permanente per la pace a livello planetario.

Giuseppe Sacco

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