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Usciamo dal limbo – di Domenico Galbiati

Il limbo in cui aleggiano i cattolici, Giuseppe De Rita lo descrive così:“ Il mondo cattolico italiano si è autoinflitto, nell’ultimo trentennio, una duplice avvilente illusione: quella di poter essere il lievito che entra nella pasta dei vari partiti per condizionarne almeno in parte i programmi; e quella di poter esercitare con successo il potere come influenza, prescindendo dal potere come potenza. Davvero pie illusioni.”

Commenta Mons. Vincenzo Paglia: “E’ necessaria una nuova creatività almeno sul piano della cultura politica. È di qui che possiamo poi auspicare formazioni partitiche.”

È quel “POI” che non torna ed imbroglia le carte. Richiama una concezione logica e cronologica in due tempi del loro impegno in virtù della quale i cattolici, come sostiene puntualmente De Rita, da trent’anni a questa parte si avvitano su sé stessi senza contare più nulla.

Indubbiamente è necessaria, a monte, una visione della vita e, direi, una speranza, non una aleatoria attesa di cose belle, ma piuttosto l’attitudine ad ordinarle secondo un fondamento ed un’istanza di valori.

Non a caso parliamo, per quanto ci riguarda, di ispirazione cristiana. Eppure, nessuna cultura politica nasce a tavolino, né discende bella e fatta, pronta all’uso dalle sfere celesti degli ideali.
Si forma nel vivo dell’azione e del confronto. In quell’esercizio di una responsabilità personale, non mediata da altra autorità che interroga e “forma” la coscienza, nella misura in cui sa che i gesti della politica ricadono sulla vita delle persone, non si esauriscono lì per lì.  Ed è questa dimensione induttiva che consente alla politica di essere accessibile a tutti e, dunque, di potersi, doversi declinare in termini democratici e popolari.

Se una cultura politica fosse qualcosa di dottrinale ed intellettualistico sarebbe privilegio di pochi e non, come dev’essere, frutto di un vasto concorso di esperienze.

Chi fa politica sa quante cose si apprendono dall’ascolto delle persone più umili piuttosto che dai tomi dei politologi. Presa sul serio, la politica è una straordinaria scuola di umanità e di umiltà. Mostra come la realtà, le domande e le sofferenze che l’accompagnano eccedano sempre le griglie dottrinali che non sanno contenerle.

Anche la “formazione delle coscienze”, così giustamente invocata, almeno per quanto concerne l’azione politica, non è un antecedente, bensì una dimensione che cresce intessuta dentro lo sviluppo dell’esperienza in campo aperto.

Qualunque cosa sia, è tempo di lasciarci alle spalle le ambasce del cosiddetto “pre-politico” per uscire dal limbo di un categoria mal definita ed attraversare il Rubicone di una piena ed originale assunzione di responsabilità da parte di cattolici. Prima che certe decisive finestre temporali si chiudano irrevocabilmente.

Domenico Galbiati

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