Sono riusciti a guastare anche la commozione ed il sentimento di solidarietà che ha coinvolto tutti gli italiani di fronte al brutale assassinio di Giulia Cecchettin. A prescindere dal merito della questione, ancora una volta hanno buttato la palla in tribuna e diviso il Paese, anzi la loro stessa maggioranza.
Come i polli di Renzo non perdono occasione per beccarsi tra alleati, Fratelli d’ Italia e Lega, anzi addirittura leghisti contro un ministro espresso dal loro stesso partito. A riprova di un’approssimazione e di una sostanziale inadeguatezza di una classe dirigente che pretenderebbe di sancire una propria egemonia culturale, ma non sa andare oltre i colpi di teatro.
Insomma, ancora una volta una marcia indietro che attesta una concezione peregrina del “governare” di cui dovrebbe preoccuparsi, anzitutto, Giorgia Meloni. Infatti, dovrebbe rendersi conto che non c’è, non ci sarebbe “premierato” che tenga se la squadra di cui si dispone è zeppa di incapaci e di presuntuosi.
Dal momento che talune istanze, cui dovrebbe rispondere la riforma costituzionale proposta dalla destra, per certi aspetti, sono già anticipate, sul piano della prassi istituzionale – ad esempio, l’umiliazione del Parlamento, a furia di decretazione d’ urgenza e voti di fiducia – perché la signora di Palazzo Chigi, anziché esporre il suo governo a simili figuracce, non esercita, sia pure informalmente, il potere di revoca dei ministri, suggerendo ad alcuni dei suoi, manifestamente indifendibili, di alleviare il governo ed il Paese dalla loro ingombrante presenza? Non è in grado di mostrare, anche su questo piano, l’ impavida sicurezza di cui fa mostra in tante dichiarazioni pubbliche?