Parafrasando Totò, si potrebbe dire: … e poi uno la butta in politica. Viene ovvio pensarlo, e dirlo, dopo che veniamo informati sulla nascita del movimento ” Il mondo al contrario”, subito dopo il clamore provocato dalla pubblicazione dell’omonimo libro del generale di divisione dell’esercito, Roberto Vannacci. Un libro pieno di affermazioni razziste e misogine, e di tante altre cose, che meglio sarebbe stato non ricevesse tutta la pubblicità venuta per un caso che ha finito, con tutto ciò d’importante che accade nel mondo, per occupare le prime pagine dei giornali e dei telegiornali. E’ proprio vero, c’è un “mondo al contrario” che conferma la tesi di tanti economisti e storici: la moneta cattiva scaccia sempre quella buona. E, intanto, rialza la testa una brutta Italia che con l’avvento di Giorgia Meloni crede nel “libera tutti”.
Su questa idea del “mondo al contrario” ci sarebbe proprio tanto da dire guardando alla storia, all’evoluzione della specie umana, all’acquisizione di diritti riconosciuti ad ogni essere vivente. Con buona pace dei “machi” e dei suprematisti. A maggior ragione in questi giorni di eventi sportivi internazionali importanti in cui sono impegnati ed impegnate atleti ed atleti italiani che tali sono anche se non hanno la pelle bianca. E noi siamo orgogliosi di come tengono alta la maglia azzurra e la nostra bandiera. E anche di come parlano l’italiano. Molto meglio, spesso, di come lo usano tanti giornalisti che in questi giorni stanno esaltato le dichiarazioni xenofobe del generale. Basta ascoltare ad occhi chiusi questi atleti di colore, spesso con cognomi italiani, per capire quanto sia stupida e anacronistica questa insensibilità umana. Tra l’altro, archiviata da un pezzo dalla Costituzione nata sulle ceneri del nazifascismo che delle questioni razziali faceva vanto.
Lasciamo ad altri più argomentate valutazioni sull’inesistenza scientifica della razza, per chiederci quanto alcuni ambienti stiano cavalcando l’affare Vannacci per fini politici. Lui, i cui comportamento è al vaglio del Ministero della Difesa, è chiaramente tentato dalla carta della politica. Anche perché è risaputo che egli non sarebbe andato oltre l’incarico ottenuto alla guida dell’Istituto geografico militare dove era destinato a concludere la propria carriera militare. Cosa che, evidentemente, non lo appagava affatto.
Sono circolate voci sulla sua vicinanza a questa o a quella forza politica. Tutte rigorosamente di estrema destra e caratterizzate dalla battaglia, a parole perché i risultati degli sbarchi sono ben altri, per organizzare blocchi navali e procedere alla espulsione generalizzata dei migranti. Questa resta la parola d’ordine di una certa destra populista e neofascista.
La prudenza, comunque, invita lui ed altri a fare un passo alla volta e, quindi, per ora, si limitano, udite!, udite!, a parlare di un’operazione culturale. Anche perché si deve vedere chi offre di più. Eh sì, perché pure tra le fila di Fratelli d’Italia ci sono suoi convinti sostenitori. Quelli che hanno attaccato Crosetto per aver redarguito il generale e che poi hanno costretto il Ministro a rimangiarsi in parte le proprie posizioni e a precisare che il suo intervento era da considerarsi come una sorta di atto dovuto.
La verità è che gran parte della base e degli esponenti del partito di Giorgia Meloni, compreso suoi strettissimi collaboratori, sono in piena sintonia con il generale Vannacci. E’ se lei non può dire esplicitamente quel che pensa, o a ripetere da Palazzo Chigi quello che pensa o a decidersi a rinnegare ciò che ha sostenuto per anni, non fa neppure niente per smentirli e dare a Crosetto un sostegno pieno. In effetti, posizioni alla Vannacci costituiscono un rischio e, allora, serra le fila del vertice del partito dando vita ad un “cerchio magico” di contorno che diventa addirittura di natura familiare.
E Mattarella non perde occasione per ricordare spirito e sostanza della nostra Costituzione. Ma l’improvvido generale non demorde e così, nella serata di ieri, Vannacci ha definito “un’ovvietà” le dichiarazioni del Presidente, che aveva parlato a Rimini di un’Italia frutto anche dell’amalgama di tante etnie. Noi preferiamo queste “ovvietà” alle sue corbellerie sui negri e sulle razze.