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Verso la Settimana sociale di Taranto – di Tommaso D’angelo

«Chi cerca rimedi economici a problemi economici è sulla falsa strada. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale». Luigi Einaudi

Stiamo andando incontro ad un’importante tappa della cultura politica del nostro paese. Le settimane sociali dei cattolici italiani sono un laboratorio di pensiero, idee, progetti e soprattutto buone pratiche che coinvolgono molte energie vive del paese, per arrivare a trovare delle linee condivise su cui lavorare alla rigenerazione delle società nella ricerca del bene comune. La 49ª sarà celebrata a Taranto ( CLICCA QUI ), città simbolo delle problematiche socio-ambientali contemporanee, ma anche di un approccio partecipativo alle questioni, che chiama a generare nuove visioni e conseguenti soluzioni nella complessità che contraddistingue il nostro tempo. Ripercorrendo l’instrumentum laboris ( CLICCA QUI ) da cui sono tratte le parti da me riportate in corsivo, vorrei far emergere i tratti decisivi di un percorso che caratterizza l’azione politica come compito di mediazione e sintesi delle relazioni sociali ed economiche già in essere, per fare un passo in avanti insieme, sbilanciati dal desiderio di giustizia e pace.

Vissuto eco-pan-demico

La prima tappa non può non essere caratterizzata da ciò che ha sconvolto le nostre vite e ha provocato una immersione nella realtà a tratti fredda e a tratti scottante. Abbiamo riscoperto la connessione tra le nostre case e la casa comune e percepito la resistenza dell’individualismo nell’affrontare qualcosa che solo insieme si può superare. «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità» (meditazione del 27 marzo 2020). Costretti ad interrogarci sulla salvezza strettamente legata a quella delle nostre sorelle e fratelli, La scorza della nostra indifferenza almeno per un momento è stata scossa facendo nascere la domanda sulla vita. Quest’ultima, lasciata in disparte, ha ritrovato il centro del nostro pensare politicamente invocando concrete azioni di cura. In queste circostanze affiorano le domande fondamentali della ragione e del cuore sul nostro destino e sul pianeta in cui abitiamo.

La visione della Laudato si’

È nell’enciclica Laudato si’ che si rintraccia quello sguardo attento e lucido sul mondo in cui viviamo che ci permette di costruire il domani a partire dai segni promettenti del presente. Provo a riassumerlo in tre punti:

Nodi da sciogliere

Il tempo che viviamo pone la nostra responsabilità di fronte ad alcune sfide inderogabili, rispetto alle quali saremo giudicati dalle future generazioni se avremo lasciato loro spazio e risorse per esistere. Occorre perciò porre all’ordine del giorno la risoluzione di questioni decisive, che permetta di sciogliere quei nodi che ci tengono legati ad un mondo che sta degenerando. Riassumendo in sette punti:

Sussidiarietà

Il perno attorno a cui ruota l’attuazione del cambio di paradigma è il principio di sussidiarietà, che grazie alla sua circolarità aperta risulta in grado di coinvolgere i vari attori istituzionali, economici, della società civile nell’affrontare insieme le questioni della comunità. Una vera transizione ecologica è possibile solo a condizione di contrastare, nella logica della sussidiarietà, tutte le forme di monopolizzazione del potere. Comprese quelle statuali. Ecco perché il piano istituzionale ha oggi una responsabilità particolarmente grande nel promuovere le condizioni più favorevoli affinché l’insieme delle forze sociali ed economiche sia coinvolto nel partecipare e nel contribuire a cambiare il modello di sviluppo. «Non basta che ognuno sia migliore per risolvere una situazione tanto complessa come quella che affronta il mondo attuale. […] Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie, non con la mera somma di beni individuali» (LS19).

Secondo questa prospettiva di metodo occorre:

Il futuro non va atteso. Va preparato e questo è il momento più opportuno per farlo. La promozione di società guidate dalla prospettiva di un’ecologia integrale è un cammino che deve avere ben chiara la meta, ma al tempo stesso deve saper cogliere i segni che si stanno sviluppando nella giusta direzione e farli germogliare.

Tommaso D’angelo

 

 

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