La Convenzione di Istanbul rappresenta un impianto giuridico completo che ha come obiettivo la protezione delle donne da tutte le forme di violenza perpetrate nei loro confronti. La sua finalità è preventiva ed è volta a eliminare la violenza sulle donne e la violenza domestica, mediante politiche di contrasto coordinate tra tutti i paesi attuatori. In particolare, tale convenzione, rimarca fortemente l’uguaglianza tra uomo e donna e definisce la violenza di genere come un atto discriminatorio e di violazione dei diritti umani. Inoltre, un tratto molto importante della convenzione di Istanbul, è rappresentata dal fatto che, per la prima volta, la violenza economica, viene equiparata alle altre forme di maltrattamento, in quanto è in grado di minare profondamente il benessere psicofisico delle donne ostacolandone l’indipendenza economica dall’uomo e, di conseguenza, il diritto – dovere all’autodeterminazione.

Questa tipologia di violenza è molto subdola perché va a colpire duramente l’autostima delle donne. I dati ci dicono che, purtroppo, quasi la metà delle donne italiane, almeno una volta nella vita, ha subito degli episodi di violenza economica e, tale percentuale, si eleva a oltre il 65% per le donne separate o divorziate. Dietro a queste cifre apparentemente fredde però, si celano vite spezzate e persone che, a causa di condotte lesive della dignità umana, non possono godere appieno dei frutti del loro lavoro oppure alle loro necessità di sopravvivenza perché ciò gli è impedito dal gioco della prepotenza e della sopraffazione. La società civile nella sua interezza ha quindi il dovere di difendere queste donne e accendere un faro su questa grave problematica sociale.

Auspico che, nel prossimo futuro, ogni forma di sopraffazione contro le donne possa diventare un lontano ricordo. Ognuno di noi, indipendentemente dai ruoli che ricopre, ha il compito di fare propria la profonda esortazione di Papa Francesco, il quale ha ricordato a tutti che “è nostro dovere, responsabilità di ciascuno, dare voce alle nostre sorelle senza voce: le donne vittime di abuso, sfruttamento, emarginazione e pressioni indebite. Non restiamo indifferenti! È necessario agire subito, a tutti i livelli, con determinazione, urgenza, coraggio”. Solo così potremo definire la nostra società progredita, dal punto di vista sociale e culturale.

Santina Bruno

Pubblicato su www.interris.it

About Author